Chi stava pregando? - Chiesa Cristiana Evangelica "Gesù è il Signore - Napoli" - UNREGISTERED VERSION

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Chi stava pregando?

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«Pregate gli uni per gli altri» (Giacomo 5,16).

Sermone predicato da Vittorio Subilia nella chiesa evangelica d'Aosta il 17 Ottobre 1948

"Nelle chiese apostoliche si leggevano nel culto le lettere dei fratelli lontani. Non vedo perché non dovrei e non potrei leggere la lettera che mi è giunta l’altro ieri da Augusto Grosjacques, che è stato ammesso alla nostra chiesa nel 1943, la sera del Giovedì, e che ora lavora in Francia.

«Faccio sempre menzione del mio pastore in tutte le mie preghiere, perché il nostro Dio lo aiuti a compiere il suo ministero nella sua chiesa... Ogni sera, quando apro la Bibbia, non mi dimentico di fare menzione dei cari fratelli e sorelle della mia chiesa di Aosta in tutte le mie preghiere perché stiano uniti nella fede in Cristo Gesù nostro Signore e Salvatore. Avrei molto da dire ma il foglio non è abbastanza grande per dire tutto quello che vorrei. Salutate il signor Marguerettaz e la signorina Marguerettaz e il mio compagno De Stefani che è stato ammesso con me alla chiesa. Penso che abbia sempre il cuore nello spirito di Cristo. Saluto pure la signorina Gilda e tutti coloro che hanno partecipato ai corsi biblici con me... Cari fratelli e sorelle della mia chiesa di Aosta, pregate per me e io pregherà per voi e abbiamo sempre, sempre il cuore nello spirito di Cristo Gesù nostro Signore e Salvatore. Che l’Iddio d’Israele sia con noi oggi e in eterno. Amen».

Fratelli miei, quest’uomo rozzo, povero e solo al mondo, a cui nessuno ha badato, che nessuno, credo, ha mai invitato a casa sua, forse perché era vestito male ed era sporco, che quasi nessuno ricorda, quest’uomo che ha detto più di una volta con commozione e gioia che il giorno più bello della sua vita è quello in cui ha potuto confessare la fede nel Signore che aveva imparato a conoscere nelle Scritture e in cui era stato ammesso nella chiesa dell’Evangelo, quest’uomo, che certo ci precede nel Regno dei cieli, mi scrive continuamente lettere così piene di amore cristiano per la sua comunità lontana, così solcate di spirito apostolico, che lasciano pieni di gioia, sì, ma anche di confusione.

Fratelli, noi siamo qui, vestiti bene e veniamo al culto, ciascuno pieno dei suoi propri pensieri. Veniamo al culto, ma c’è veramente fra noi la comunità del Signore Gesù Cristo? Lasciate che vi parli liberamente come tante volte ho fatto. Io non sento fra noi quel collegamento caldo, inconfondibile che è costituito dalla preghiera degli uni per gli altri. Sento spesso fra noi la critica che, se non è aspra, pure è smontante. Sento quella cordialità semplicemente umana, data da rapporti sociali prolungati e che copre il fatto che ciascuno vive per conto suo senza preoccuparsi del fratello e portarne il peso. Sento poco vibrare fra noi lo spirito della preghiera cristiana gli uni per gli altri, che è riflesso dell’amore di Cristo per noi, che è il corrispondente umano nella chiesa della cura vigile, attenta che Dio ha per ciascuno di noi, che è la trasformatrice segreta e potente di tutti i rapporti umani.
Questa preghiera è il principio e la chiave necessaria per diventare capaci di accogliere l’altro, anche se non piace, anche se è noioso, anche se è antipatico, anche se è maleducato, anche se ha idee e abitudini diverse dalle nostre, anche se è ancora incerto nella fede. Una preghiera che invece di condannare lo aiuta segretamente a superare i propri difetti, a vincere i propri peccati, a crescere nella fede e nell’ubbidienza, con l’intercedere perseverante per lui.

Se si prega per un fratello, non una volta, nello slancio di un momento, ma con convinta perseveranza, non si può più parlare male del fratello, o avere un atteggiamento duro o sprezzante o anche semplicemente indifferente per lui. Perfino il nostro modo di guardare, di dare la mano, di salutare il fratello, si trasforma se noi preghiamo per lui. Ogni rapporto nella chiesa è falso, è un rapporto pseudocristiano se non è preceduto, accompagnato, seguito dalla preghiera.

Non sappiamo e non possiamo misurare quello che può operare una preghiera intensa, calda, continua per un fratello, per una sorella: quello che può operare per loro e per la creazione di una comunità vivente, quanto può aiutare a superare antipatie, diffidenze, freddezze, incomprensioni. Il fratello non è realmente presente nella nostra vita e noi mentiamo alla comunione con Cristo, mentiamo alla santa Cena fintantoché non sappiamo pregare per lui. Una comunità è una comunità viva e fraterna soltanto quando sa diventare una comunità di preghiera.

Fratelli, aiutatevi gli uni gli altri pregando gli uni per gli altri. Se pregate soltanto per voi, perché le vostre cose vadano bene, voi dovete ancora imparare a pregare. Siate oggetto di preghiera gli uni per gli altri. Portate i peccati degli altri e i pesi gli uni degli altri in preghiera! Come Cristo porta i vostri peccati e i vostri pesi al Padre intercedendo per voi. Vi sono degli esseri nelle nostre comunità che hanno un peso o dei pesi gravi sul cuore: ve ne siete accorti, avete pregato per loro? Vi sono degli esseri nelle nostre comunità che sono soli: ve ne siete accorti e li avete circondati con la vostra preghiera? Vi sono alcuni che si sono sviati perché non avevano ancora compreso o perché hanno amato il presente secolo, che hanno dimenticato di aver legato la loro vita a Cristo e ai fratelli il giorno della loro ammissione. Li avete seguiti, li seguite con la vostra preghiera? Vi sono degli indifferenti che non sono ancora stati scossi dall’appello di Cristo, ve ne sono che non si conducono rettamente: avete assunto la responsabilità del loro atteggiamento davanti a Dio nel tacito mistero della preghiera? Vi sono dei nuovi che invece di porte aperte si trovano di fronte muri di diffidenza. Preparatevi all’incontro con loro nella preghiera.

Che cos’è una comunità di Cristo? Si possono dare molte risposte a questo interrogativo. Una risposta che forse non è formulata di frequente è questa: una comunità cristiana è una comunità di uomini e donne che hanno imparato a pregare gli uni per gli altri, che hanno scoperto nella preghiera il segreto per superare le loro divisioni umane e per stabilire fra loro un’unità nuova e paradossale.

(Tratto dal libro del Pastore Vittorio Subilia, "La Parola che brucia", meditazioni bibliche Caludiana, Torino, 1991).

 
 
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